Cosa significa prendersi cura di se stessi?
La cura di sé spesso la associamo a parole come amor proprio, compassione, rispetto. Nutrimento. Ascolto. Intimità.
La cura di sé la associamo al volersi bene. Al mostrare interesse verso la propria salute, stato di benessere psicofisico e potere personale, per portare nel mondo la versione naturale e genuina di noi stessi, che amerà sè e gli altri.
La cura di sè la sperimentiamo in momenti di benessere per il corpo e la mente. Una pratica di yoga e pilates. Una corsa nella natura. Un massaggio; un trattamento in una spa. Mangiare cibi sani e salutari.
Al giorno d’oggi non siamo molto abituati a prenderci cura di noi stessi con attenzione, presenza e consapevolezza. Meglio ancora, non siamo predisposti a farlo con leggerezza, perchè esistono credenze, resistenze sociali e culturali investite di una intensità emozionale tale da spingerci a rimanere focalizzati sul mondo esterno.
Prendersi cura di se stessi equivale ad essere egoisti. L’egoista è una persona che pensa solo a se stessa, sfrutta gli altri per un proprio tornaconto e fa cose solo per se stesso.
Volersi bene e fare cose per volersi bene non è questo!
Si pensa erroneamente che chi ha amor proprio sia un egoista per questioni di priorità: c’è chi pensa che, anziché pensare a se stessi, sia prioritario pensare agli altri, credendo quindi che in una relazione ci sia sempre qualcuno che deve prendersi cura di noi, e se non lo fa, allora è egoista.
Prendersi cura di sé equivale ad essere giudicati. Non solo si ha paura di essere giudicati egoisti; più in generale si teme il giudizio altrui. Di smentire le identità attraverso le quali ci siamo fatti vedere, riconoscere e apprezzare nel mondo.
Temiamo di non essere accettati, che non venga riconosciuto il nostro impegno. Il problema naturalmente sta nel sostenere di ricevere affetto e considerazione per quello che si fa e non per quello che si è. Al punto che più fai, più ti annulli per l’altro, più si è convinti di meritare accettazione, considerazione e affetto.
Questo atteggiamento procura un immediato sollievo e piacere. In realtà sacrificarsi, soddisfare il bisogno umano di importanza, di connessione e appartenenza, comportandoci come gli altri per sentirci parte del gruppo, ci rende meno lucidi mentalmente, fisicamente ed energicamente.
Il campo percettivo si restringe.
Ci porta ad assumere comportamenti che favoriscono un giudizio negativo nei nostri confronti. Perché di fondo sentiamo una incoerenza rispetto ai nostri valori, bisogni, desideri.
Cosa accade se spostiamo il cursore, dall’esterno all’interno? Dall’alto verso il basso. Dalla mente al corpo?
Se alleno e sfrutto l’emisfero destro del cervello, quello delle emozioni, della creatività, dell’intuito, dell’ispirazione. E poi quello sinistro, della mente logica, razionale, analitica.
Cosa accade se la bussola da seguire è interiore?
Ogni volta, in cui mi ascolto. Porto attenzione. Mi pongo delle domande.
In quel momento mi sto prendendo cura di me.
Ogni volta in cui lascio fuori dalla porta il bisogno di avere tutto sotto controllo. Scelgo la morbidezza al posto della rigidità.
Scelgo di essere genitore di me stesso. Di trattarmi bene, parlarmi con gentilezza e delicatezza.
Ogni volta in cui accolgo e accetto la mia unicità; riconoscendo e distaccandomi da regole, preconcetti e paragoni.
Valorizzo la mia sensibilità, ciò che comunicano i miei sensi.
Ogni volta che do voce alla mia vulnerabilità, riconoscendo ciò che eleva e abbassa la mia energia.
Ogni gesto, parola, pensiero e sensazione, che origina da un ascolto e dialogo interiore, fa parte del processo. Del prendersi cura di se stessi!
L’ascolto avviene su tre diversi piani: fisico, emotivo e mentale.
Ascolto fisico
Di cosa ha bisogno il mio corpo in questo momento? Sento tensioni, contratture?
Cosa dice di me in questo momento la mia postura?
Il mio respiro è regolare, lento, superficiale? In quale parte del corpo riesco a percepirlo in modo netto, senza sforzo e analisi?
Mentre inalo ed esalo, riesco ad occupare tutto il mio corpo? Il petto, il ventre, il bacino, gli arti?
Allenare la propria intelligenza fisica significa
Instaurare sane abitudini ( cibo, sport, sonno, riposo, acqua);
Dedicare spazi e tempi alla propria salute ( controlli medici, analisi);
Occuparsi del proprio aspetto fisico (pelle, mani e piedi, capelli, denti);
Valorizzare ciò che si indossa (mettere a contatto con la pelle tessuti naturali, piacevoli al tatto, che rispettano il nostro gusto e bisogno fisico di morbidezza, leggerezza, agio);
Allenare la propriocezione. Tornare alla memoria del corpo; riscoprendo la stabilità, radicamento, centratura.
Riconoscere le proprie sensazioni fisiche. I propri bisogni, limiti, confini e valori.
Definire e scegliere il proprio raggio di movimento. Attraverso il corpo, nel proprio spazio e in quello che ci circonda.
Ci occupiamo della nostra intelligenza fisica attraverso l’accudimento. L’appagamento.
Così abitiamo il nostro corpo. Ritroviamo il modo in cui il corpo fa esperienza della vita!
Ascolto emotivo
Cosa sto sentendo in questo momento?
Di cosa avrebbe bisogno il mio cuore adesso?
Come posso nutrire il mio cuore?
Le emozioni, diversamente dagli stati d’animo e sentimenti, sono brevi e le percepiamo nel corpo ed attraverso il corpo.
Quando è stata l’ultima volta che ho provato gioia/tristezza? Cosa ha scatenato questa emozione?
Cosa sento nel corpo quando faccio esperienza di questa emozione? Mi interesso alla gioia/tristezza?
L’emozione è una reazione psicofisica ad uno stimolo esterno.
E’ una bussola interiore che ci consente di sopravvivere. Svolge una funzione naturale di adattamento all’evolversi della vita.
E’ una risorsa per generare piacere, attivare l’azione e guarire.
Le emozioni superano la loro soglia risorsa quando:
Le reprimiamo, inibiamo, tratteniamo;
Le controlliamo;
Le esprimiamo usando un linguaggio verbale e corporeo non appropriato.
Le emozioni diventano bloccanti, invalidanti quando ne siamo dipendenti; anziché lasciarle fluire per ciò che sono, senza giudizio, interpretazione.
Per sviluppare l’intelligenza emotiva si può far spazio alla propria vulnerabilità. Accogliendola come un dono, un potere da scoprire e nutrire. Non come fragilità.
Prendersi cura della propria intelligenza empatia ed emotiva è un pò come rendersi osservatori neutrali di se stessi. Essere disponibili. Interessati a se stessi senza pregiudizi.
Imparare la resa. L’abbandono con grazia. Inteso non come passività. Ma possibilità di aprirsi alla vita con fiducia, flessibilità, uscendo dai parametri della “mente che mente”.
Affidandoci alla nostra intelligenza emotiva riscopriamo la capacità insita nella nostra natura di evolvere, trasformare.
Quando si riscopre l’ascolto emotivo si smettere di reagire. Si agisce verso il proprio bene! Ci si sente “non colpiti”!
L’ascolto emotivo avviene attraverso il movimento del corpo, il respiro, la scrittura, la parola. Perchè si da forma alle emozioni senza fissarle in una causa, o definizione di giusto o sbagliato.
Si è presenti all’esperienza in modo lucido e gentile, senza aggrapparcisi, ne opporre resistenza a quello che accade.
Ascolto mentale
Com’è la mia mente adesso? Aperta o contratta?
I pensieri sono agitati o vividi? Ripetitivi e monotoni?
Lo stato mentale si può paragonare ad un oceano con onde che mutano a seconda delle emozioni che proviamo, dei pensieri che ci attraversano, dei fenomeni che accadono fuori di noi (rumori, voci, odori).
Tutto ciò altera la consapevolezza dello stato mentale, di sé.
Essere consapevoli del proprio stato mentale non equivale a scacciare fenomeni ed oggetti mentali. Sviluppare piuttosto la capacità di constatare il loro emergere senza perdersi nelle storie che raccontano.
Riconoscere i pensieri frutto di convinzioni, identità. Del retaggio familiare, sociale, di un vissuto personale.
Scindere, discernere ciò che viene da dentro, da ciò che è frutto del vissuto altrui.
Ciò che eleva e ciò che abbassa la nostra energia.
Sviluppando questo atteggiamento e presenza mentale, si abbandona l’inerzia e si accede alla proattività.
Abbracci la tua forza di volontà, ritrovi concentrazione, assertività. Riscopri la decisionalità.
Il corpo fisico, mentale e emotivo sono in relazione e cooperano tra loro, costantemente ed in modo dinamico.
Per questo l’armonia viene dall’equilibrio che si mantiene tra loro in ogni momento.
Il giusto valore di sè passa attraverso il corpo. Il movimento esperienziale e sensoriale.
Attraverso un dialogo amorevole con se stessi.
Attraverso pensieri, idee che ampliamo le possibilità.
Quando ci diamo la possibilità di sentire, introiettare. Lasciar fluire ed integrare con discernimento…allora il corpo è vivo, la mente genera pensieri e parole amorevoli. Nuove connessioni neuronali capaci di attivare comportamenti e azioni amorevoli per noi stessi.
È a questa idea di prendersi di cura di se stessi che lavoriamo attraverso il percorso vivere pienamente.
Un percorso in cui ognuno al proprio ritmo può sciogliere, ammorbidire e lasciare ciò che è vecchio, consunto, giunto ad un termine. Far spazio al nuovo. Fare una pausa. Darsi il tempo per notare. Tenere, arricchire e rivitalizzare ciò che fa vibrare. Sentirsi gratificato, soddisfatto.
da cuore a cuore