Ogni percorso di coaching è genericamente orientato al raggiungimento di obiettivi condivisi, tra coach e coachee.
Spesso tale affermazione può risultare fuorviante.
Quando portiamo l’attezione ai nostri obiettivi subito ci focalizziamo sulla lista di cose da fare e da spuntare in agenda, sul pianificare, organizzare e strutturare; sulle risorse di cui possiamo disporre per raggiungere un qualcosa, come persone, tempo, denaro, conoscenze e competenze.
Ci focalizziamo sulla destinazione piuttosto che sulla direzione.
Sul risultato da ottenere.
Il che spesso fa emergere un senso di mancanza, di inadeguatezza, di scarsità.
Ciò che si è fatto fino a quel momento non va bene. O non è abbastanza. È diverso da ciò che ci siamo immaginati, o non è stato compiuto nei tempi e modi che ci aspettiamo.
Si rimane attaccati a ciò che si considera problema.
Si aderisce alla convinzione per cui c’è sempre qualcosa da sistemare, modificare, aggiustare.
Ci si confronta con giudizi ereditati dalla società, dalla cultura, dalla propria storia personale. Col giusto e sbagliato. Bene e male.
Ci si mette subito in azione per soddisfare tali pensieri. L’effetto è immediato. Siamo abituati a metterci all’opera, individuare strategie e soluzioni velocemente. Apparenti e superficiali.
L’obiettivo è un qualcosa che si compie in un certo tempo, misurabile, specifico, coerente con la persona.
Produce un impatto, certo!…ma non guida, non nutre!
L’obiettivo può essere piuttosto visto come uno strumento utile per inseguire qualcosa di più profondo, per definire la traiettoria, la propria direzione.
L’obiettivo è lo strumento per sostenere l’intenzione, che non è quantificabile ne riferibile a numeri, ma ha a che fare coi propri valori. Risponde alla domanda “che impronta voglio dare alla mia vita?”;
“cosa mi spinge ad agire e perseverare? “
Come ci sentiamo quando mettiamo in atto un comportamento funzionale al conseguimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati?
Quando pongo questa domanda ai miei coachee, agli allievi o ballerini che praticano insieme a me, noto diverse reazioni.
Curiosità, stupore, fastidio. C’è chi si apre e prova ad esplorare intimamente la domanda. Chi si sente colpito e prova a chiudersi. Chi si indispettisce, perchè non trova risposta immediatamente.
Ponendoci questa domanda ci apriamo alla possibilità di scoprire che diverse azioni e comportamenti sono una reazione ad un bisogno indotto dall’esterno e non necessariamente legati ad un desiderio sincero e intimo di sentirci bene e in armonia con noi stessi.
Cosa accade allora nel momento in cui mi concentro sulla desiderabilità del risultato, piuttosto che sul risultato stesso?
Ne parlo perché quando accompagno i coachee nei percorsi di consapevolezza, il mio lavoro non è tanto quello di focalizzarmi sugli obiettivi esterni, che rimangono fuori dalla persona.
Come coach accompagno la persona alla scoperta delle risorse interne, del sistema valoriale, ovvero dei desideri che stanno alla base e permettono la realizzazione di un dato obiettivo.
Prima di indagare l’obiettivo, si esplora il come vuole sentirsi la persona, prima durante e dopo aver raggiunto la cosa, lo stato desiderato.
In altre parole il coach guida il coachee verso una sintonizzazione interna, piuttosto che un raggiungimento di qualcosa di esterno.
Solo a questo punto, una volta chiarito come voglio sentirmi, gli obiettivi diventano il mezzo, sono cioè azioni utili e necessarie per stare bene, non più il fine ultimo. E questo non solo mi spinge all’azione, ma mi permette di attrarre solo ciò che desidero profondamente e continuativamente.
Mettere in atto una ricerca che parte dall’interno significa dunque
uscire dalla ripetizione meccanica dei propri modelli operativi, abitudini;
abbandonare una comprensione ad un livello meramente e solo intellettuale;
Permettersi di esplorare le proprie sensazioni ed emozioni. Riconoscere il modo in cui supportano o inibiscono capacità e comportamenti; fondano e sostengono il chi sono, la propria percezione e consapevolezza di sè.
Riscoprire la propria intelligenza fisica, corporea ed emotiva. Per tornare ad essere maestri di se stessi.
Acquisire fiducia nell’istinto, nell’intuito.
Un esercizio introduttivo che spesso propongo e condivido durante i percorsi, favorisce questo processo.
Se sei curios*, prova anche tu!
Può essere un modo iniziale per aprirsi alla possibilità di trovare risposta rispetto a come vogliamo relazionarci, a noi stessi ed al mondo esterno.
Step 1. Individua le seguenti aree della tua vita
- stile di vita: carriera, lavoro, denaro, casa, proprietà, moda, viaggi, tempo libero, hobby, volontariato
- corpo e benessere: salute, fitness, cibo, riposo e relax, salute mentale, movimento, piacere
- creatività: cosa è espressione di te, interessi, hobby, passioni, formazione
- relazione e società: relazioni familiari e amicali, collaborazioni lavorative, community
- spiritualità: rapporto intimo con se stessi, fede, intuito, pratiche di connessione
Step 2. Per ciascuna area fai una lista di ciò per cui sei grat*
Scrivi quanto vuoi, l’importante è essere precisi e godersi una piacevole sensazione di apprezzamento!
Prendere coscienza di ciò per cui si è grati, è importante per avere chiaro cosa genera valore, nutrimento, amore e gioia. Infine dove si vuole indirizzare la propria energia e tempo.
Step3. Accanto ad ogni affermazione della tua lista scrivi perchè sei grato
Avere consapevolezza della motivazione che ci guida, aiuta a cercare emozioni positive ed espanderle.
Queste esperienze cosa suscitano in te? Riesci a riconoscerle nel corpo? Dove?
Non c’è una formula precisa, giusta o sbagliata; l’importante è che funzioni per te!
Le domande aiutano a memorizzare nel corpo sensazioni che funzionano come “leva piacere”; il cervello a sua volta, una volta fissata l’immagine legata a tale stato d’animo, intercetterà nella realtà elementi che possano confermare e consolidare quella stessa immagine.
Step 4. Per ciascuna area della tua vita fai una lista di ciò che non funziona
Riconoscere ciò che genera disapprovazione e dispiacere, ci permette di prendere consapevolezza di comportamenti da eliminare, oppure delle azioni utili per generare il cambiamento che desideriamo e meritiamo per noi stessi.
Anche qui, scrivi liberamente!
Step 5. Accanto ad ogni situazione elencata scrivi perchè non funziona e continua a produrre effetti negativi nella tua vita
Queste esperienze cosa suscitano in te? Riesci a riconoscerle nel corpo? Dove?
Abbinare sensazioni “sgradevoli” alle risposte date sopra, aiuta a creare immagini che funzionano come segnali di allerta per il cervello ogni volta che mettiamo in atto comportamenti ed abitudini limitanti e sabotanti, per far emergere, sempre più velocemente ed in modo consapevole, soluzioni per il proprio benessere.
Step 6.
Cosa voglio e posso fare per generare concretamente gratitudine, in ogni area della vita?
Ogni percorso inizia da qui. Instaurare un legame sincero con se stessi è fondamentale per agire verso il proprio bene.