Durante le pratiche di yoga incontro allievi che trovano piacere nel chiudere gli occhi, rimanere seduti a gambe incrociate o sdraiati completamente a terra e respirare.
Chi invece magari ha appena intrapreso un percorso, avverte un certo imbarazzo quando tutto si fa silenzioso e introspettivo. Lamenta di non riuscire a silenziare i pensieri.
Quando pratico per me, studio e approfondisco lo yoga come allieva, da sola e insieme ad altri compagni di viaggio, ci sono giornate in cui i pensieri scorrono veloci, senza tregua; le sensazioni attraversano il mio corpo. Mi distraggo. Individuo un elemento su cui concentrarmi. Lo cambio. Mi indispettisco. Respiro. Ricomincio.
Altri momenti in cui è forte il desiderio di intimità e silenzio, da rimanere immobile, seduta a gambe incrociate o sdraiata completamente a terra, senza tappetino, senza supporti…in abbandono.
Giorni in cui ho bisogno di camminare a rallentatore, altri di assumere una postura, stare e respirarci.
Cosa significa allora meditare?
Mi piace pensare che ognuno di noi abbia il proprio modo, la propria forma. Un rituale di connessione con se stessi. E non è detto che sia lo stesso, ogni giorno, al mattino, la sera, in ogni fase della vita.
Meditare ed essere presenti a se stessi è molto più del semplice sedersi in silenzio ad occhi chiusi. molto di più di una postura, del mantenersi in equilibrio su un piede, sulle braccia. Del saper rimanere a testa in giù.
Essere presenti a se stessi può accadere in ognuna di queste azioni…così come quando mangiamo lentamente. Facciamo una carezza sul volto nostro o di chi amiamo. Nuotiamo nel mare. Balliamo. Camminiamo nella natura annusando l’aria, notando i movimenti del nostro corpo; particolari della vegetazione intorno a noi.
Cos’altro vi viene in mente?
Quali sono i momenti e le azioni in cui vi sentite pieni di voi stessi?
La presenza mentale si articola in
– consapevolezza del corpo:
indica la consapevolezza di tutti i suoi movimenti, delle sue parti e del funzionamento degli organi interni.
– consapevolezza delle sensazioni:
indica la consapevolezza di ciò che prova il corpo.
– consapevolezza dello stato mentale:
la mente si trova talvolta in uno stato di agitazione, altre volte di calma. Lo stato mentale si può paragonare ad un oceano con onde che mutano a seconda delle emozioni che proviamo e dei pensieri che ci attraversano. Tutto ciò altera la nostra consapevolezza dello stato mentale, di sè.
– consapevolezza dei fenomeni o oggetti mentali:
indica la consapevolezza dei pensieri e delle emozioni, come rabbia, tristezza o gioia. Mentre i fenomeni riguardano ciò che accade fuori di noi (rumori, voci, odori); gli oggetti mentali sono pensieri, emozioni, tutto ciò che attraversa la nostra mente.
Anche i sensi (vista, udito, tatto, olfatto e gusto) sono operazioni mentali. Noi scegliamo tra un’infinità di stimoli e scegliamo quali percepire, ma questa operazione è condizionata dai valori comuni.
REQUISITI/OTTENIMENTI DELLA MEDITAZIONE
In generale, proviamo ad individuare quegli elementi utili che ci possono aiutare ad essere maggiormente presenti a noi stessi e praticare la meditazione.
Allo stesso tempo, i requisiti che elencherò sono i risultati o gli effetti che si ottengono con la regolare pratica meditativa.
1. DEPERSONALIZZAZIONE O DISIDENTIFICAZIONE
La meditazione ci porta ad uscire dalla gabbia del senso dell’io, inteso quale principio diviso e separato dal tutto.
A differenza di una terapia che parte dall’io e che ha come fine il rinforzo delle strutture dell’io; la meditazione porta alla resa della mente. Un processo terapeutico volto a sciogliere gli attaccamenti legati a pensieri e idee distorte , alle emozioni, al corpo, ai cinque sensi, che ci costringono a vivere agganciati ad una idea di io, dell’individualità.
2. SMATERIALIZZAZIONE
Questo processo ci spinge a modificare l’idea fissa che la realtà non possa essere sotto il nostro controllo.
Il retaggio familiare, sociale, il vissuto personale non sono elementi immutabili e condizionanti.
Con la pratica meditativa si comprende che la realtà è un flusso di coscienza, quindi è modificabile in qualsiasi momento.
3. PACIFICAZIONE DELLA MENTE
Meditando, le onde dei pensieri si stabilizzano, si tranquillizzano, ampliando i livelli di piacere. Si passa dal sistema nervoso simpatico a quello parasimpatico (riposo, e digestione)
4. RALLEGRAMENTO DELLA MENTE
La pratica costante fa sì che la mente non rimanga focalizzata su pensieri o emozioni negative, bensì mantenga uno stato di consapevolezza intriso di gioia. Impariamo a stare nel presente e ad amare ogni cellula del nostro corpo.
5. ATTENZIONE COSCIENTE
Il termine attenzione nella sua radice etimologica significa “mancanza di tensione e di sforzo”. Viviamo intensamente, non ci perdiamo nelle mille attività e viviamo dilatando il tempo.
6. ASSENZA DI GIUDIZIO
Quando siamo presenti a noi stessi, diventiamo osservatori neutrali del nostro mondo interiore. Senza pensieri dicotomici, come bello/brutto, buono/cattivo, giusto/sbagliato. Non vi è né accettazione né rifiuto: in questo modo non si formulano giudizi.
7. LASCIAR FARE
Significa affidarsi al proprio istinto e intuito, senza avere alcuna pretesa di controllare tutto ciò che accade con la mente razionale.
La meditazione ci invita ad allentare la presa sulla nostra tendenza a controllare tutto, smettendo di correre. Significa attendere per avere l’ispirazione giusta, aspettare che le circostanze diventino propizie per compiere un’azione.
8. TRASVALUTAZIONE
Consiste nella capacità di attribuire un diverso giudizio di valore agli eventi ed a ciò che accade.
Per esempio, durante la meditazione quando sorge un pensiero o un disturbo, trasvalutandolo lo rendo mio alleato.
I problemi, i disagi sono amici che permettono di vedere e riconoscere gli attaccamenti inconsci e liberarci da essi.
La trasvalutazione ci aiuta ad allentare tutti i condizionamenti sociali, culturali familiari che ci portiamo dietro. Cambia così il nostro modo di rapportarci agli eventi.
In conclusione, la meditazione è dunque un cammino controcorrente, che ci porta verso noi stessi.
La meditazione ci porta a
sciogliere gli attaccamenti che sono la fonte delle nostre limitazioni;
stare più in armonia con il nostro corpo;
creare nuove idee e pensieri che funzionano come risorse, a sostegno della nostra vitalità.
E’ attraverso la nostra mente che percepiamo e comprendiamo il mondo esterno.
Il primo passo è quindi conoscerla, il secondo è modellarla, rendendola flessibile, meno rigida. Il terzo passo è liberare la mente da false convinzioni.
La meditazione ci invita dolcemente a sviluppare un nostro centro interiore, forte e ben ordinato, dissolvendo qualsiasi confusione che si possa manifestare nella periferia, interferenze e distrazioni, lasciando la nostra mente placida.